mercoledì 4 marzo 2020

Buon viaggio!

Ho letto questo libro quando mi volevano persuadere a non leggerlo…L'ho letto e poi l'ho amato! Ora lo rileggo con occhi nuovi. Vi invito: leggetelo!


PREFAZIONE

Quando lessi questo diario per la prima volta, non era ancora in forma di libro e non sapevo chi l’avesse scritto. Ero molto più giovane e mi identificai subito con l’autore che aveva raccontato con tanta spontaneità le proprie avventure. Durante la lettura ovviamente intuii chi fosse quel personaggio e mi sentii molto felice di essere sua figlia.
Non intendo svelarvi nulla di ciò che scoprirete in queste pagine, ma sono sicura che alla fine tornerete a sfogliarle per apprezzarne meglio alcuni passaggi, per la bellezza che descrivono o per l’intensità dei sentimenti che sprigionano.
In alcuni momenti rubavo letteralmente il posto in moto a Granado e mi stringevo con forza alla schiena di papà, viaggiavo insieme a lui per montagne e laghi; ammetto di averlo lasciato solo in alcune occasioni, soprattutto quando descrive in modo tanto vivido certe sue azioni che io non racconterei mai, dimostrando una volta in più fino a che punto fosse un uomo onesto e poco convenzionale.
Se devo essere sincera, confesso che leggendo mi sono innamorata del ragazzo che è stato mio padre. Non so se condividerete queste mie sensazioni, ma con il procedere della lettura ho conosciuto sempre meglio il giovane Ernesto, il ragazzo che parte dall’Argentina animato da desiderio di avventura e sogni di gloria e che, a mano a mano che scopre la realtà del nostro continente, matura come essere umano e cresce come essere sociale.
A poco a poco percepiamo un cambiamento nei sogni e nelle ambizioni; coglie il dolore e le preoccupazioni di tante persone e lascia che tutto ciò gli entri dentro.
Il giovane che al principio ci fa sorridere con i suoi spropositi e le sue pazzie ci commuove quando racconta il mondo complesso degli indigeni latinoamericani, la povertà in cui vivono, lo sfruttamento a cui sono sottoposti. Ciononostante non rinuncia all’umorismo che lo accompagna sempre, e che ora diventa diverso, più sottile, più delicato.
Mio padre, ”colui che fu”, ci mostra un’America Latina che conosciamo in pochi, descrive i paesaggi con parole che rendono più colorite le immagini che arrivano ai nostri sensi, permettendoci di vederle come si sono impresse sulla sua retina.
La prosa è fresca, i termini che usa ci fanno sentire suoni che non abbiamo mai udito, riescono a renderci parte dell’ambiente che con la propria bellezza e rudezza colpisce il suo carattere romantico, un carattere che senza perdere la tenerezza va rafforzando il proprio anelito rivoluzionario e sedimentando la consapevolezza che ciò di cui hanno più bisogno gli umili non sono le conoscenze scientifiche di medico, ma la forza e la tenacia, capaci di provocare un cambiamento sociale che permetta a quella gente di vivere con la dignità sottratta e calpestata per secoli.
Quel giovane avventuriero, assetato di conoscenza e dotato di grande capacità di amare, ci mostra come la corretta interpretazione della realtà possa influenzare un essere umano fino al punto di trasformare il suo modo di pensare.
Leggete questi appunti, scritti con tanto amore, freschezza e sincerità, che più di ogni altra cosa mi hanno fatta sentire vicina a mio padre. Spero che saranno una lettura piacevole e vi auguro di riuscire a viaggiare insieme a lui.
Se avrete l’opportunità di ripercorrere davvero i suoi passi, scoprirete che purtroppo molte cose sono rimaste uguali o sono addirittura peggiorate, e ciò rappresenta una sfida per tutti noi che, come quel giovane destinato a diventare, anni dopo, il Che, siamo sensibili alla realtà dei diseredati e ci impegniamo a costruire un mondo più giusto.
Vi lascio quindi con l’uomo che ho conosciuto e che amo profondamente per la forza e la tenerezza che ha dimostrato di possedere con il suo modo di vivere.
Buona lettura! ¡Hasta siempre!
                                                      Aleida Guevara March
Luglio 2003


Prefazione de  Latinoamericana 
                       I diari della motocicletta, Ed. Mondadori  


Fidel Castro, Aleida e Che  

1 commento:

  1. Caterina ancora una volta mi sorprendi . Brava !
    Quanto abbiamo amato il Che noi ragazzi degli anni sessanta , noi che al liceo con una super prof di italiano e storia ci mangiavamo un libro a settimana e per alcuni anche meno ! Noi che si è vissuti all’ ombra dei libretti di Mao , ascoltavamo la musica americana di protesta contro la guerra in Vietnam 🇻🇳, noi che amavamo la storia perché la nostra super prof ci faceva leggere i quotidiani in classe ( magari i maschi tenevano la gazzetta dello sport sotto il banco ) , noi che indossavamo l’ eschimo perché ci sentivamo tutti Ernesto, noi che si cantava ...aprendimos a quererte desde l ‘ historica altura donde el sol de tu bravura...
    Cuba ha risvegliato la voglia del mio sapere adolescenziale / personale ❤️🍀🤙❤️🤙🍀

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