Emily e un coniglietto ai lamponi
Il martedì lo dedichiamo a un’escursione in un piccolo
comune pochi chilometri a nord di Guardalavaca: Gibara, antico villaggio di
pescatori.
Appena arrivate, notiamo subito la differenza con i villaggi
di pescatori visti a L’Avana e a Santiago. I palazzi di Gibara, come a Holguín,
sono elegantemente rifiniti e ricordano quelli spagnoli.
Verso le 11 del mattino sentiamo la necessità fisiologica di
un buon caffè così ci fermiamo in un bar che si affaccia sulla piazza
principale e si trova al piano terra di un bel palazzo coloniale color
amaranto.
Mentre siamo sedute al nostro tavolino a sorseggiare il
caffè, nero e questa volta zuccherato, vediamo una bimbetta spiarci da dietro
il bancone.
Capiamo immediatamente che è la figlia della cameriera
perché uscita dalla sua tana corre a nascondersi dietro le gambe della madre.
Inizialmente lei resta dietro la madre, cercando di
mimetizzarsi il più possibile e nascondendo il faccino vergognoso, ma intuendo
presto che oramai era stata vista, allenta la presa ed esce allo scoperto.
Sembra proprio una bambola di porcellana e velluto: in testa
porta un fazzolettino di cotone per ripararsi dal sole, ma probabilmente anche
per contenere i ricci ribelli, gli occhi sono neri e grandi, come quelli di
tanti bambini a Cuba, e provocano in chi li guarda un senso di vertigini come
se si stesse guardando all’interno di un pozzo dove non si riesce a vederne la
fine.
Mi viene in mente che in borsa dovrei avere ancora qualche
caramella alla frutta che prima di partire dall’Italia avevo rubato ai miei
nipoti: allora mi metto a cercare e trovo un paio di lecca lecca rosso rubino a
forma di coniglio.
Mi avvicino e mi chino verso di lei porgendole i dolcetti;
la piccola, solo dopo aver controllato che nessuno, a parte noi, la sta
guardando li afferra.
Sempre sorridendo le chiedo quale sia il suo nome e lei, già
rassicurata dal fatto che il locale in quel momento non sia affollato, mi risponde
con un filo di voce: ”Emily!”.
La mamma gliene scarta uno e glielo restituisce, lei lo
prende velocemente e subito si mette a leccarlo felice mostrandolo di tanto in
tanto al barista divertito.
Mentre Emily assapora con gusto il suo trofeo: Mideline, la
mamma, ci dice che la bimba ha tre anni e oltre a lei ha un’altra figlia di
otto che ora è a scuola: così io le dico di tenere l’altro lecca lecca per la
sorellina di Emily perché sappiamo quanto sia difficile trovare delle caramelle
a Cuba.
Ormai si è fatto tardi e dobbiamo andare così, dopo aver
pagato i caffè, mando un bacio con un gesto della mano ad Emily, che sembra
ancora titubante e non sa se può fidarsi o meno.
Siamo già fuori, quando Emily e Mideline ci raggiungono e da
un cestino di vimini la bimba ci porge tre braccialetti: lei e la madre ce li
vogliono regalare per i nostri tre nipotini.
I semi sono rossi e la parte finale è nera, questa miscela
di colori si dice sia sinonimo di equilibrio e vengono spesso usati come
ornamento nei vasi e nei gioielli.
Essendo semi tossici se ingeriti vengono raccolti, essiccati
e lavorati a mano.
Io accetto volentieri il regalo, anche se dopo aver saputo
la storia li vorrei pagare, ma Mideline non vuole denaro; dopo aver ricevuto un bacio
da Emily salutiamo mamma e figlia e proseguiamo per le strade di Gibara.
Iglesia de San Fulgencio |
Nel tardo pomeriggio torniamo in albergo e, dopo una doccia
rigenerante, scendiamo in spiaggia per vedere il tramonto e poi andiamo a cena.
Dopo cena ci godiamo un po’ di musica dal vivo sul
lungomare, dove tutte le sere c’è un gruppo che suona, poi rientriamo in albergo
e ancora emozionata dagli occhi di Emily vado a dormire.
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