venerdì 27 marzo 2020

Giorno 11 e giorno 12: Holguín e poi destinazione Paradiso

La Caserma Moncada

L’ultimo giorno del tour dell’Isola, prima di lasciare Santiago de Cuba e partire con destinazione Holguín, ci fermiamo a visitare la Caserma Guillermo Moncada.
Questo edificio, che fu assaltato il 26 luglio del 1953 dall’avvocato Fidel Castro e dal fratello Raul, è il simbolo della presa della città di Santiago da parte dell’esercito ribelle e questo evento diede inizio alla Rivoluzione cubana.
Parte dell’edificio è dedicato alla ricostruzione della storia dell’avvenimento e dei personaggi che ne presero parte, mentre una parte è stata riqualificata in una scuola.
Nei giorni passati ho avuto molte occasioni per riflettere sulla storia di questo Paese: dalle tradizioni indigene alla conquista spagnola, dalle usanze degli schiavi africani ai marchi lasciati dal popolo nord americano, ma è soprattutto quello che è avvenuto durante gli anni 50 che mi ha colpita maggiormente.
La Rivoluzione cubana mi ha sempre attratto e stupito nello stesso tempo perché mi sono chiesta spesso come sia stato possibile che un gruppo di giovani idealisti e non di politici o di militari sia riuscito a stravolgere così radicalmente le sorti di questo Paese.
La prima risposta che riuscivo a darmi, ancor prima di visitare l’Isola, è che: il popolo di Cuba non sopportava più la dittatura di Batista e molti appoggiavano l’esercito rivoluzionario; ma la risposta più chiara credo la diano i sorrisi e le testimonianze delle persone.
La gente che incontriamo è orgogliosa di essere cubana: anche se quello che può offrire agli altri non è molto, ha combattuto e lottato per averlo.
Fare questo viaggio nell’anno in cui compio trent’anni mi ha impressionata ancora di più, è stato un regalo di compleanno speciale, che mi è stato donato in un momento significativo e di questo devo ringraziare la mia famiglia.








 Caserma Moncada
Sulla facciata sono ancora ben visibili i segni dei proiettili.

Holguín, un po’ di Europa a Cuba

La città di Holguín viene definita dai cubani la città più europea di Cuba, perché molti di loro e anche qualche nord americano vi si sono trasferiti: per lavoro, per amore o soltanto perché adorano Caraibi.
Situata lungo la costa sud orientale dell’Isola, Holguín è una vibrante e pittoresca città storica più simile alla capitale che al romantico e selvaggio sud.
Durante la mattina visitiamo il centro città, pranziamo e poi ci godiamo il meraviglioso spettacolo della città vista dalla cima della Loma de la Cruz, uno dei simboli di Holguín.
Credo sia l’attrazione più visitata: una croce di legno (collocata dai frati allo scopo di scongiurare la siccità) è posta a 260 metri sul livello del mare e indica uno dei posti più strategici per la difesa della città, usato dall’esercito spagnolo.
In effetti Holguín a me sembra una città spagnola, non solo per l’architettura, ma soprattutto perché la maggior parte delle persone incontrate hanno la pelle chiara, alcuni addirittura hanno i capelli rossi: non possono essere cubani.
Maria sorridendo mi risponde dicendo che spesso i turisti credono che il tipico cubano abbia la pelle scura, i capelli ricci e gli occhi scuri, ma suo padre le ha sempre ripetuto che tutti gli abitanti dell’Isola sono cubani: neri, mulatti, bianchi, biondi, rossi, che abbiano gli occhi chiari o scuri.
 Todos somos cubanos! Mi ripeteva sempre mio padre“ mi dice.
Nel tardo pomeriggio, ci trasferiamo all’aeroporto internazionale di Holguín, dove salutiamo i compagni di viaggio che partono per tornare in Italia e Maria che deve rientrare a L’Avana.
Mia madre ed io, invece, ci trasferiremo in una delle spiagge più belle della parte sud-orientale dell’Isola: a Playa Pesquero vicina a Playa Guardalevaca, che distano circa a cinquanta chilometri dalla città.
All’aeroporto perdiamo un po’ di tempo per i saluti quindi arriviamo dopo le 21 in albergo e siamo così stanche che ci fermiamo al ristorante, dove mangiamo qualcosa al volo per poi fare una doccia e buttarci a letto.
Holguín vista dalla cima della Loma de la Cruz


Passeggiando per Holguín



Un po’di meritato riposo

La mattina seguente dormiamo fino a tardi e, dopo aver fatto colazione, verso le 11.30 siamo pronte per andare in spiaggia.
Lo spettacolo che mi trovo davanti sembra una cartolina: il mare con le sue sfumature verdi e azzurre sembra dipinto e quasi non riesco a distinguere dove finisce l’acqua e comincia il cielo.
La sabbia è calda e soffice, ma anche compatta e omogeneamente distribuita, come se fosse un pavimento di parquet bianco con striature dorate e rosa.
Quella sotto i miei piedi e davanti ai miei occhi non mi ricorda nessuna spiaggia vista nella mia vita ed provo una strana sensazione, come se stessi camminando sulle nuvole.
Il calore del sole è mitigato da una dolce brezza proveniente dal mare e non scotta, anche se l’orario è quello più caldo della giornata: così stiamo in spiaggia fino al pomeriggio e io mi immergo totalmente e letteralmente in questo Paradiso.
Verso le 17 rientriamo in camera, il nostro bungalow si affaccia quasi sul mare e a pochi metri c’è il ristorante; così dopo esserci rinfrescate e cambiate decidiamo di tornare in spiaggia per poi andare a cena e goderci quel Paradiso anche di sera.  








Nessun commento:

Posta un commento