lunedì 19 agosto 2019

Film o libri?



Solitamente i film tratti da libri sono i più belli: vi siete mai chiesti il perché? Credo semplicemente che sia perché alla base c’è un’emozione pura! Poi ci sono le persone: i lettori, gli amanti del buon cinema e ci sono quelli che leggono i libri e amano i film che arrivano da quelle pagine, ma non fanno necessariamente le due cose in questo ordine.

L’ultimo libro che ho letto è un romanzo di quelli che vendono milioni di copie ancora dopo 59 anni dalla prima uscita: Il buio oltre la siepe. Io facevo parte di quel gruppo di persone fedelissime al film del 1962, perché lo vidi da piccola e me ne innamorai subito. La prima volta che lo vidi ero a casa dei nonni: era estate credo,  la nonna era in cucina a spadellare e io ero in poltrona nel soggiorno con il nonno davanti alla televisione. Il nonno era un grande amante dei film western: non c’è film di Sergio Leone o con John Wayne che io non abbia visto, ma c’erano alcune eccezioni e una era Il buio oltre la siepe, film immancabile nelle sere d’estate, perché nel cast è presente l’attore preferito del nonno: Gregory Peck. In dialetto mi diceva:”Culle’ si ca le’n’aturon!”, cioè: quello si che è un attore! Crescendo l’ho rivisto più volte e sono sempre stata legata alla pellicola che mi ricorda quei pomeriggi con affetto e un po’ di malinconia.

Mi sono sempre riproposta di leggere il romanzo della scrittrice statunitense Harper Lee, premio Pulitzer per questa opera; ma poi mi trovavo sempre a rimandare la lettura. Finalmente quel momento è arrivato! Lo scorso mese le compagne del circolo privato di lettura “Qualcuno con cui leggere” hanno proposto questo titolo come lettura del mese. Questo “salotto”, fondato dall’amica Cristina, si riunisce all’incirca una volta al mese  per parlare della lettura del mese passato e per trovarne una insieme per quello in arrivo.

 Il buio oltre la siepe

Ambientato nell’Alabama degli anni 30, nella cittadina immaginaria di Maycomb, Il buio oltre la siepe  è narrato in prima persona dalla piccola Jean Louise “Scout” Finch ( descritta in alcune recensioni come la Huckleberry in gonnella), figlia dell’avvocato Atticus Finch e sorella minore di Jeremy “Jem” Finch secondo protagonista del libro.

Questo romanzo ci mostra come si viveva nell’Alabama razzista e povera degli anni della “grande depressione” negli Stati Uniti d’America. Attraverso fatti che toccano nel personale la protagonista e la sua famiglia, Scout ci insegna una cosa semplicissima: che tutti gli uomini sono uguali, le persone in fondo sono tutte solo persone; è il punto di vista quello che cambia: da quale punto di vista stiamo guardando?

Parole o immagini?

A volte su questo capolavoro i lettori dicono: “Ah, il libro è più bello”,mentre chi tifa per il film: “Ah, il film è più coinvolgente”. Chi ha ragione?
Beh, ci sono cose che noi lettori del romanzo della Lee sappiamo che voi cinefili non sapete. Per esempio: la zia Alexandra, quanto può essere odiosa; e le messe gospel/blues dell’Alabama del sud voi ve le potete sognare, mentre noi c’eravamo; il giudice Taylor ha i baffi ( no niente baffi credo, ma io ce lo vedo ) e Cal, dolce ma severa, è la migliore confidente che ci possa essere per i nostri protagonisti…

Poi ci sono le cose che noi fedelissimi del film di Robert Mulligan possiamo insegnare a voi amanti della carta stampata. Tipo: la colonna sonora che abbina perfettamente gli stati d’animo della piccola Jean Luise alla musica; gli occhi di Arthur ”Boo” Radley - vicino di casa solitario e misterioso su cui in città circolano storie spaventose che infiammano la fantasia dei ragazzini - sono profondamente rassicuranti, buoni. E anche se nel film non parla mai, quando i suoi occhi incontrano quelli di Scout, o guardano Jem, dicono tutto quello che c’è da dire. E poi noi fedeli del film sappiamo quanto Atticus oltre ad essere un uomo buono, onesto e coraggioso, sia figo e spiccicato a Gregory Peck!!!

Stesse emozioni

Da entrambi i punti di vista abbiamo pianto con Hellen, Sam e gli altri per Tom, giovane ragazzo nero che Atticus difende dall’accusa di aver violentato una donna bianca; nonostante le prove siano tutte a favore del giovane, egli viene trattenuto e condannato solo per il colore della sua pelle.
Per noi è assurda la sua condanna, in fondo non capiamo come non capisce Scout, piangiamo perché tutto questo visto dal nostro punto di vista non è nemmeno immaginabile; ma considerando dal punto di vista di un cittadino dell’Alabama di quegli anni non risulta poi così assurdo e Atticus, il giudice, Cal…ce lo fanno capire ( la Lee ci spiega quello che non deve più capitare, NON DEVE PIÙ SUCCEDERE!!! E dobbiamo stare attenti a tanti altri pericoli, siamo cresciuti non possiamo sbagliare ancora!!!!).

La scelta è non scegliere, però…

Quindi, mai dover scegliere tra libro o film, sono solo punti di vista diversi, ma sono entrambi belli se la storia è bella; provare per credere! Però, c’è sempre l’eccezione che conferma la regola, e in questo caso, se dovessi scegliere qualcosa, direi che ciò che ho preferito sono le ultime due pagine del romanzo quando, i nostri due giovani eroi vengono visti attraverso gli occhi dell’uomo che ha regalato loro la possibilità di guardare tutto in maniera diversa, perché sono grandi ormai i “suoi bambini” (ma quell’uomo non è un distinto avvocato della contea di Maycomb). In fondo , io credo che: questo non sia solo un romanzo fondamentale sul razzismo e sul sud degli Stati Uniti, ma sia un libro su e  per i padri, in cui un papà può trovare tanto su cui riflettere!

Un’amicizia “ingombrante”

Mi era nota l’amicizia tra la Lee e Truman Capote, il quale ha fortemente voluto che l’amica scrivesse la storia, che gli aveva raccontato. Quello che mi era sconosciuto e solo di recente mi hanno raccontato è che le malelingue sostengono che lo scrittore di Colazione da Tiffany abbia fatto da editor per l’amica d’infanzia per il romanzo, stravolgendo le bozze originali. Non si sa esattamente se questo sia vero, però questa tesi è avvalorata dal fatto che nessuna opera della Lee pubblicata in seguito abbia eguagliato questo capolavoro.
L’ultima opera pubblicata, Va’, metti una sentinella, è il seguito del celebre romanzo:  si pensa sia stato scritto in gioventù dall’autrice, ma non è mai stato pubblicato fino al 2015 e parla degli stessi personaggi de Il buio oltre la siepe visti in un’epoca diversa. Pare che qualcuno abbia convinto Harper Lee a ritrattare i suoi personaggi e ad ambientare le vicende di Maycomb diversi anni prima e così sarebbe nato il capolavoro premiato con il Pulitzer.

Il titolo in lingua originale: To kill a monkingbird

Il titolo del romanzo in Italia non è una traduzione letterale del titolo in inglese perché il monkingbird è un uccellino diffuso negli Stati Uniti, ma non in Italia: così nel testo è stato tradotto con “passero”. Il monkingbird è molto simile all’usignolo: ha un canto molto piacevole e non danneggia né le colture né i fiori nei giardini; e per questo viene spesso ripetuto nel testo: “it is a sin to kill a monkingbird”,che significa: “è peccato uccidere un passero”.
Ad esempio per Natale lo zio Jack regala ai ragazzi dei fucili ad aria compressa e Atticus commenta così: “Preferirei che sparaste ai barattoli in cortile, ma so già che andrete dietro agli uccelli. Sparate finché volete alle ghiandaie, se vi riesce di prenderle, ma ricordate che è peccato sparare a un passero”.
La stessa metafora dell’uccellino grazioso e indifeso viene usata anche da Scout nelle ultime pagine del libro in riferimento a Boo, se fosse stato sottoposto a un processo:”il signor Tate aveva ragione. Atticus si liberò dalle mie braccia e mi guardò. Che vuoi dire? Beh sarebbe come uccidere un passero. Atticus appoggiò il viso sui miei capelli e lo mosse su e giù.”.
Ci sono altri riferimenti al monkingbird nel testo fatti da vari personaggi. La figura del passero o usignolo sta ad indicare l’innocenza concetto chiave di tutto il romanzo. Invece nel titolo italiano “il buio oltre la siepe” rappresenta l’ignoto, ciò che non si conosce e che quindi spaventa; quest’ultima: è una metafora ripresa da un passo del libro in cui si parla di Boo.

Buoni propositi per il futuro

Ci sono un sacco di libri che ho letto da cui hanno tratto film di grande successo: basti pensare alla serie di Harry Potter, la cui autrice J.K.Rowling ha creato un mondo e dalla sua fervida immaginazione sono nate sceneggiature e spettacoli teatrali. Un altro bellissimo libro da cui è scaturito un film stupendo è La mia Africa. Un capolavoro senza tempo è il romanzo Via col vento di cui tutti credo ricordino il “francamente me ne infischio” di Clark Gable sul grande schermo. Questi sono solo alcuni esempi. Ora mi accingo ad affrontare un altro libro di cui ho adorato il film a partire dalla mia attrice preferita: Julia Roberts e il libro è Mangia, prega, ama di Elizabeth Gilbert, una cosa totalmente diversa dall’opera della Lee.
Sono molto eccitata da questo nuovo viaggio!!!!



P.s. E poi Miss Maudie non è così bella come nel film...porta la dentiera, e questo vi assicuro è vero!