Desideravo fare un viaggio a Cuba da anni e finalmente per
festeggiare il mio trentesimo compleanno (anche se un po’ in anticipo) mia
madre ha deciso di assecondare il mio desiderio quindi siamo partite alla volta
de la Isla Grande.
Giorno 1: 8
febbraio 2020, giorno di partenza con destinazione L’Avana.
Marlon
Partiamo in direzione L’Avana dall’aeroporto di Milano
Malpensa verso le 13.00 e arriviamo a L’Avana alle 18.30 ora locale, che
sarebbero le 00.30 in Italia; con il fuso orario siamo tornate indietro nel
tempo, noi pensavamo di essere tornate indietro di qualche ora e invece, come
scopriremo nei giorni successivi siamo tornate indietro di anni, decenni.
Passiamo la dogana, siamo al controllo dei passaporti e del
visto turistico dove ci accoglie un giovane agente aereoportuale (non deve
avere più di 30 anni) che sfodera un sorriso grande e gentile; non appena si
accorge che siamo italiane ci saluta:” Buonasera signore, potete darmi i vostri
passaporti con il visto e gentilmente guardate fisso in camera per il
riconoscimento.”
“Ok. Complimenti parli benissimo l’italiano!”
“Mio padre mi faceva spesso guardare film italiani:
Mastroianni, De Sica…il vostro paese è bellissimo e mi piacerebbe visitarlo
presto.
Prego questo è di Luciana e questo è tuo Caterina” ci dice
porgendoci i passaporti.
“E tu sei? Como te llamas?” Gli chiedo col modesto spagnolo
insegnatomi da mia cognata e sua madre, che ha vissuto tanti anni in Argentina
e lui subito risponde:“Marlon! Come Marlon Brando!”. Il suo bel sorriso torna
ad allargarsi, noi contraccambiamo e io sento per la prima volta quel tuffo al
cuore come fossi sbarcata su un altro pianeta e in un’altra epoca, tipico di
Cuba a cui ero preparata da anni ma che quando sei lì ti sorprende
all’improvviso. Prendiamo i nostri documenti e dopo un ulteriore controllo ci
dirigiamo verso l’uscita, verso la nostra avventura.
A casa di Carlito
Rafael, un amico cubano mi aveva avvisato:”A qualsiasi ora
tu parta arriverai là che è buio!” e infatti è buio pesto nonostante siano solo
le 18.30 e nel momento dell’atterraggio, che è avvenuto non più di mezz’ora
prima, il sole brillasse ancora.
Un taxi ci aspetta all’uscita dell’aeroporto per portarci
alla casa particular che sarà la
nostra base per i prossimi giorni. Logicamente qui il navigatore non esiste e
neanche Google Maps; se non conosci la strada ti fermi e chiedi indicazioni, è
quello che ci spiega allegramente l’autista ed è proprio quello che fa.
Arrivate a destinazione ci accoglie Carlos, cubano, ma
amante dell’Europa e ci sentiamo subito a casa. Ci spiega che a settembre ha
fatto un viaggio tra Italia, Francia e Spagna e, anche se loda molto Parigi e
Firenze, il suo cuore latino non può negarlo: la Spagna ha lasciato un segno
inconfondibile nei suoi ricordi. Ci accompagna e ci aiuta con le valigie, ci
spiega che il nostro alloggio è distante una cinquantina di metri dal piccolo
alberghetto gestito della sua famiglia, il Sueño Havana e che ci ha messo lì per
essere totalmente indipendenti perché abbiamo un piccolo angolo cottura. Se
preferiamo però non avere pensieri, la mattina possiamo passare da loro in
albergo per la colazione; e allora, senza rifletterci più di tanto, decidiamo
subito di scegliere questa seconda opzione.
Presto così s’istaura un rapporto di amicizia tra noi e la
cuoca, la cameriera e il papà di Carlos: Luis, tanto da scambiarci i contatti
personali; l’ospitalità cubana è veramente unica, a parer mio questo popolo non
è paragonabile a nessun’altro al mondo: nonostante le difficoltà mantiene la
sua dignità e ha saputo sviluppare una sensibilità inconfondibile. Viene
naturale sentirsi a proprio agio tra queste persone che si baciano, si
sorridono e si abbracciano indipendente dal colore della pelle, dall’accento o
dall’orientamento sessuale perché è quello che fanno anche con noi turisti,
visti non come stranieri ma come nuovi amici.
Giorno 2: 9
febbraio, la feria internacional del libro e la gelateria Coppelia
Quando la cultura è più importante dei soldi
La domenica mattina dopo un’abbondante e buona colazione a
base di frutta tropicale, marmellata di mango, spremuta di ananas e caffè siamo
pronte per partire. Ci dirigiamo alla Fortaleza de San Carlos de La Cabaña dove in
questi giorni si sta svolgendo la fiera internazionale del libro edizione 2020.
Siamo alle casse per pagare il biglietto d’ingresso e la
cassiera ci dice che non ha sufficiente moneta per darci il resto visto che le
presentiamo una banconota da 100 CUC: dovremmo trovare qualcuno in grado di cambiarci
la banconota con qualcun’altra di taglio inferiore, ma non troviamo nessuno, il
che non ci deve stupire, ci spiegano più tardi, perché 50 CUC è più o meno il
valore medio di molti stipendi a Cuba quindi 100 CUC sono tanti soldi.
Così una signora che ha assistito alla scena si offre di
pagarci l’ingresso: un’opera per il bene della cultura la definisce e in cambio
non riusciamo neanche a darle un euro. Entrando dalla porta principale,
attraverso le mura dalla fortezza, quello che noto subito è l’immensa quantità
di giovani e famiglie; subito dopo mi arrivano le note di una tipica musica
caraibica. Passiamo più di mezza giornata tra striscioni colorati, fotografie
di personaggi storici, vecchi vinili e bancarelle di libri.
La Fortaleza è un complesso fortificato del 18° secolo
suddiviso tra saloni centrali e tante celle laterali dove sono allestite mostre
fotografiche e altre esposizioni dedicata soprattutto all’America Latina, ma
anche al Vietnam (uno dei paesi ospite di quest’anno) e di altri Paesi da tutto
il mondo.
Infine ci siamo godute lo spettacolo de L’Avana vista
dall’alto.
Una pausa da Coppelia
Uscite dalla fiera siamo risalite su un taxi e abbiamo
ripercorso uno dei tunnel che attraversa la baia sulla quale si affaccia la
città per tornare verso il quartiere Vedado dove si trova la gelateria più
famosa de L’Avana e probabilmente di tutta Cuba: Coppelia.
Questa gelateria è stata voluta e inaugurata da Fidel Castro
in onore della rivoluzionaria Celia Sanchez, forse la più amata e ammirata dal
popolo cubano. Io stessa non conoscevo la figura di questa donna, ma a Cuba ho
imparato un po’ a conoscerla: figlia di un medico è stata una figura di grande
importanza per la Rivoluzione e per il popolo, fece costruire case popolari,
ospedali e scuole. Abbiamo sentito dalla viva voce di persone conosciute in
questi giorni che proprio grazie a Celia hanno avuto una casa in cui crescere e
vivere tutt’ora, l’emozione che trasmettono questi racconti mi hanno convinta a
conoscere meglio questa donna e ad ammirarla: per il popolo cubano è una vera
eroina.
Il gelato è molto amato e consumato dai cubani e anche se
spesso non viene riportato come uno dei pilastri di Cuba è una delle specialità
della cucina locale. Dolce, come qualsiasi altra cosa a Cuba (la terra della
canna da zucchero) questa gelateria e il suo gelato sono diventati famosi
grazie al film Fragola e cioccolato:
film cubano conosciuto in tutto il mondo.
Dopo più di un’ora di coda siamo riuscite a trovare un tavolo e ad ordinare due coppe di gelato veramente enormi che abbiamo divorato in pochi minuti perché non avevamo ancora fatto uno spuntino dall’ora di colazione. Oltre ai gusti classici di fragola e cioccolato, che ho voluto prendere per richiamare il film, ho scelto tre frutti tropicali tipici: mango, papaia e cocco. Devo ammettere che per quanto i primi gusti non mi abbiano entusiasmato il cocco ma soprattutto il gelato al mango mi sono piaciuti veramente tanto.
Dopo esserci concesse questa coccola e una rilassante
passeggiata lungo il MalecÓn, ampia arteria lunga circa sei
chilometri che si affaccia sul mare, siamo rientrate a casa che dista da lì poche centinaia di metri, per farci una
doccia e una lunga dormita perché non ci siamo ancora del tutto abituate al
fuso orario.
Brava Caterina, il tuo scritto mi piace molto . Alcune cose erano già sfumate nella mia mente, ma non dimenticate .
RispondiEliminaTroppo tanto quello che abbiamo visto, visitato e osservato a L’ Habana ...difficile dimenticare , tutto rimarrà nel nostro cuore .
La foto di noi due con L’ auto storica del nostro vicino di casa ( non taxi , ma auto personale ) , il mio iPhone nelle sue mani ...siamo a Cuba e tutto ci viene spontaneo, mi manca L’ elemento razionale ( poteva anche tenerselo o no ) !
Grazie per le tue parole 🤙🍀🤙🍀❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️
Mia cara,
RispondiEliminaIl tuo personale resoconto interpreta in gran parte ciò che anch'io ho sentito e che difficilmente riuscirei a scrivere con altrettanta chiarezza.
Le visite al Museo Che Guevara e alla Caserma Moncada, sono quelle che maggiormente mi hanno emozionato, a tratti anche commosso; Maria Jmenez, eccellente guida del nostro tour, ha saputo renderci partecipi di quegli avvenimenti, andando ben oltre la descrizione dei reperti e del materiale fotografico esposto. Grazie Maria per la tua anima cubana dalle mille sfaccettature!
Grazie Caterina per questo spazio che può liberare pensieri ed espressioni 😘😘😘
Fiorella...da Faenza 🌻🌻🌻
RispondiEliminaGrazie Fiorella 😘
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