venerdì 28 febbraio 2020

Cuba: Isla Valiente

Desideravo fare un viaggio a Cuba da anni e finalmente per festeggiare il mio trentesimo compleanno (anche se un po’ in anticipo) mia madre ha deciso di assecondare il mio desiderio quindi siamo partite alla volta de la Isla Grande.

Giorno 1: 8 febbraio 2020, giorno di partenza con destinazione L’Avana.

Marlon

Partiamo in direzione L’Avana dall’aeroporto di Milano Malpensa verso le 13.00 e arriviamo a L’Avana alle 18.30 ora locale, che sarebbero le 00.30 in Italia; con il fuso orario siamo tornate indietro nel tempo, noi pensavamo di essere tornate indietro di qualche ora e invece, come scopriremo nei giorni successivi siamo tornate indietro di anni, decenni.
Passiamo la dogana, siamo al controllo dei passaporti e del visto turistico dove ci accoglie un giovane agente aereoportuale (non deve avere più di 30 anni) che sfodera un sorriso grande e gentile; non appena si accorge che siamo italiane ci saluta:” Buonasera signore, potete darmi i vostri passaporti con il visto e gentilmente guardate fisso in camera per il riconoscimento.”
“Ok. Complimenti parli benissimo l’italiano!”
“Mio padre mi faceva spesso guardare film italiani: Mastroianni, De Sica…il vostro paese è bellissimo e mi piacerebbe visitarlo presto.
Prego questo è di Luciana e questo è tuo Caterina” ci dice porgendoci i passaporti.
“E tu sei? Como te llamas?” Gli chiedo col modesto spagnolo insegnatomi da mia cognata e sua madre, che ha vissuto tanti anni in Argentina e lui subito risponde:“Marlon! Come Marlon Brando!”. Il suo bel sorriso torna ad allargarsi, noi contraccambiamo e io sento per la prima volta quel tuffo al cuore come fossi sbarcata su un altro pianeta e in un’altra epoca, tipico di Cuba a cui ero preparata da anni ma che quando sei lì ti sorprende all’improvviso. Prendiamo i nostri documenti e dopo un ulteriore controllo ci dirigiamo verso l’uscita, verso la nostra avventura.

A casa di Carlito

Rafael, un amico cubano mi aveva avvisato:”A qualsiasi ora tu parta arriverai là che è buio!” e infatti è buio pesto nonostante siano solo le 18.30 e nel momento dell’atterraggio, che è avvenuto non più di mezz’ora prima, il sole brillasse ancora.
Un taxi ci aspetta all’uscita dell’aeroporto per portarci alla casa particular che sarà la nostra base per i prossimi giorni. Logicamente qui il navigatore non esiste e neanche Google Maps; se non conosci la strada ti fermi e chiedi indicazioni, è quello che ci spiega allegramente l’autista ed è proprio quello che fa.
Arrivate a destinazione ci accoglie Carlos, cubano, ma amante dell’Europa e ci sentiamo subito a casa. Ci spiega che a settembre ha fatto un viaggio tra Italia, Francia e Spagna e, anche se loda molto Parigi e Firenze, il suo cuore latino non può negarlo: la Spagna ha lasciato un segno inconfondibile nei suoi ricordi. Ci accompagna e ci aiuta con le valigie, ci spiega che il nostro alloggio è distante una cinquantina di metri dal piccolo alberghetto gestito della sua famiglia, il Sueño Havana e che ci ha messo lì per essere totalmente indipendenti perché abbiamo un piccolo angolo cottura. Se preferiamo però non avere pensieri, la mattina possiamo passare da loro in albergo per la colazione; e allora, senza rifletterci più di tanto, decidiamo subito di scegliere questa seconda opzione.
Presto così s’istaura un rapporto di amicizia tra noi e la cuoca, la cameriera e il papà di Carlos: Luis, tanto da scambiarci i contatti personali; l’ospitalità cubana è veramente unica, a parer mio questo popolo non è paragonabile a nessun’altro al mondo: nonostante le difficoltà mantiene la sua dignità e ha saputo sviluppare una sensibilità inconfondibile. Viene naturale sentirsi a proprio agio tra queste persone che si baciano, si sorridono e si abbracciano indipendente dal colore della pelle, dall’accento o dall’orientamento sessuale perché è quello che fanno anche con noi turisti, visti non come stranieri ma come nuovi amici.

Giorno 2: 9 febbraio, la feria internacional del libro e la gelateria Coppelia

Quando la cultura è più importante dei soldi

La domenica mattina dopo un’abbondante e buona colazione a base di frutta tropicale, marmellata di mango, spremuta di ananas e caffè siamo pronte per partire. Ci dirigiamo alla Fortaleza de San Carlos de La Cabaña dove in questi giorni si sta svolgendo la fiera internazionale del libro edizione 2020.
Siamo alle casse per pagare il biglietto d’ingresso e la cassiera ci dice che non ha sufficiente moneta per darci il resto visto che le presentiamo una banconota da 100 CUC: dovremmo trovare qualcuno in grado di cambiarci la banconota con qualcun’altra di taglio inferiore, ma non troviamo nessuno, il che non ci deve stupire, ci spiegano più tardi, perché 50 CUC è più o meno il valore medio di molti stipendi a Cuba quindi 100 CUC sono tanti soldi.
Così una signora che ha assistito alla scena si offre di pagarci l’ingresso: un’opera per il bene della cultura la definisce e in cambio non riusciamo neanche a darle un euro. Entrando dalla porta principale, attraverso le mura dalla fortezza, quello che noto subito è l’immensa quantità di giovani e famiglie; subito dopo mi arrivano le note di una tipica musica caraibica. Passiamo più di mezza giornata tra striscioni colorati, fotografie di personaggi storici, vecchi vinili e bancarelle di libri.
La Fortaleza è un complesso fortificato del 18° secolo suddiviso tra saloni centrali e tante celle laterali dove sono allestite mostre fotografiche e altre esposizioni dedicata soprattutto all’America Latina, ma anche al Vietnam (uno dei paesi ospite di quest’anno) e di altri Paesi da tutto il mondo.
Infine ci siamo godute lo spettacolo de L’Avana vista dall’alto.




















Una pausa da Coppelia

Uscite dalla fiera siamo risalite su un taxi e abbiamo ripercorso uno dei tunnel che attraversa la baia sulla quale si affaccia la città per tornare verso il quartiere Vedado dove si trova la gelateria più famosa de L’Avana e probabilmente di tutta Cuba: Coppelia.
Questa gelateria è stata voluta e inaugurata da Fidel Castro in onore della rivoluzionaria Celia Sanchez, forse la più amata e ammirata dal popolo cubano. Io stessa non conoscevo la figura di questa donna, ma a Cuba ho imparato un po’ a conoscerla: figlia di un medico è stata una figura di grande importanza per la Rivoluzione e per il popolo, fece costruire case popolari, ospedali e scuole. Abbiamo sentito dalla viva voce di persone conosciute in questi giorni che proprio grazie a Celia hanno avuto una casa in cui crescere e vivere tutt’ora, l’emozione che trasmettono questi racconti mi hanno convinta a conoscere meglio questa donna e ad ammirarla: per il popolo cubano è una vera eroina.
Il gelato è molto amato e consumato dai cubani e anche se spesso non viene riportato come uno dei pilastri di Cuba è una delle specialità della cucina locale. Dolce, come qualsiasi altra cosa a Cuba (la terra della canna da zucchero) questa gelateria e il suo gelato sono diventati famosi grazie al film Fragola e cioccolato: film cubano conosciuto in tutto il mondo.
Dopo più di un’ora di coda siamo riuscite a trovare un tavolo e ad ordinare due coppe di gelato veramente enormi che abbiamo divorato in pochi minuti perché non avevamo ancora fatto uno spuntino dall’ora di colazione. Oltre ai gusti classici di fragola e cioccolato, che ho voluto prendere per richiamare il film, ho scelto tre frutti tropicali tipici: mango, papaia e cocco. Devo ammettere che per quanto i primi gusti non mi abbiano entusiasmato il cocco ma soprattutto il gelato al mango mi sono piaciuti veramente tanto.






 
Dopo esserci concesse questa coccola e una rilassante passeggiata lungo il MalecÓn, ampia arteria lunga circa sei chilometri che si affaccia sul mare, siamo rientrate a casa che dista da lì poche centinaia di  metri, per farci una doccia e una lunga dormita perché non ci siamo ancora del tutto abituate al fuso orario.

4 commenti:

  1. Brava Caterina, il tuo scritto mi piace molto . Alcune cose erano già sfumate nella mia mente, ma non dimenticate .
    Troppo tanto quello che abbiamo visto, visitato e osservato a L’ Habana ...difficile dimenticare , tutto rimarrà nel nostro cuore .
    La foto di noi due con L’ auto storica del nostro vicino di casa ( non taxi , ma auto personale ) , il mio iPhone nelle sue mani ...siamo a Cuba e tutto ci viene spontaneo, mi manca L’ elemento razionale ( poteva anche tenerselo o no ) !
    Grazie per le tue parole 🤙🍀🤙🍀❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️

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  2. Mia cara,
    Il tuo personale resoconto interpreta in gran parte ciò che anch'io ho sentito e che difficilmente riuscirei a scrivere con altrettanta chiarezza.

    Le visite al Museo Che Guevara e alla Caserma Moncada, sono quelle che maggiormente mi hanno emozionato, a tratti anche commosso; Maria Jmenez, eccellente guida del nostro tour, ha saputo renderci partecipi di quegli avvenimenti, andando ben oltre la descrizione dei reperti e del materiale fotografico esposto. Grazie Maria per la tua anima cubana dalle mille sfaccettature!
    Grazie Caterina per questo spazio che può liberare pensieri ed espressioni 😘😘😘

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  3. Fiorella...da Faenza 🌻🌻🌻

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