lunedì 3 febbraio 2020

Avvicinarmi al basket perché voglio sapere cosa ti passa per la testa


Perché il basket?

Io non mi sono avvicinata della pallacanestro da bambina, ho iniziato a seguirla relativamente di recente, ma ora è uno degli gli sport che preferisco.  Il perché è molto semplice e forse anche un po’ banale: seguo il basket perché è lo sport che pratica mio nipote Paolo, così è stato a causa sua se ho cominciato a chiedermi cosa volesse dire quel “passi” che dice l’arbitro, che differenza ci fosse tra un tiro da due punti o da tre e perché…Volevo capire, mi sentivo come fuori luogo a seguire le sue partite e non capirci niente, mi imbarazzava anche un po’ quando Paolo con mia cognata parlavano dell’ultima partita giocata e io non riuscivo a seguire i loro discorsi, così ho deciso di porvi rimedio. Sicuramente ancora devo imparare tante cose, ma di una sono certa: il basket non è solo uno sport e le sue regole; il basket è uno stile di vita.

Quello che non ti sembra possibile

Il 27 gennaio, quando ho appreso la notizia dell’incidente di Kobe Bryant sono rimasta molto colpita perché nel mio immaginario, come in quello di molti altri credo, Kobe era praticamente invincibile: talento e tecnica andavano a braccetto con lui. Questo grande campione NBA era un simbolo di forza e potenza, un uomo brillante e pieno di vita, non mi sembra possibile che uno così possa morire.
Bryant dopo aver concluso la sua carriera da professionista continuava a trasmettere la passione per il gioco e a nutrire il mondo della pallacanestro con la fondazione di una scuola per giovani atleti e atlete.  



La lettera di Kobe di addio al basket

Nel 2015 Kobe, dopo vent’anni di carriera indossando la divisa dei suoi adorati Los Angeles Lakers, ha dato le dimissioni dall’NBA dedicando una lettera al suo grande amore, il basket; lettera che è diventata un cortometraggio animato e che nel 2018 ha vinto un Oscar.
Come il bambino (un giovanissimo Bryant) che vediamo sullo schermo appallottolare un paio di calze e fare canestro nel cestino dei rifiuti, così molti ragazzini, non solo negli Stati Uniti, fingono di stare giocando una partita sul parquet.

Cosa insegna il basket?
La pallacanestro non è solo uno sport, è uno stile di vita.

Giocare, farlo seriamente, richiede tanti sacrifici, dedizione e impegno da parte di tutti; un singolo giocatore può spiccare per particolari abilità e per bravura però se non si affida alla squadra anche le sue capacità non servono a niente; il basket è un gioco di potenza, agilità, gambe, equilibrio, sguardi e complicità.
Quello che ho imparato però è anche la pallacanestro regala tanto divertimento, libertà e amicizia. La cosa che secondo me subito si nota quando si va per la prima volta ad una partita è il pubblico: uomini, donne, di qualsiasi età e questo secondo me è possibile perché il basket, la passione per questo sport e il divertimento che regala sono veramente un linguaggio universale. Assistere ad una partita è come assistere ad un grande spettacolo, ad un film in cui il pubblico soffre e combatte in campo con gli atleti. Un’altra caratteristica molto importante della pallacanestro è il rispetto nei confronti dei compagni di squadra e degli avversari e questo avviene anche per il pubblico.



La pallacanestro come eredità anche delle donne

Sempre più ragazze giocano a pallacanestro, credo che questo debba rendere orgogliose le donne perché è un’altra dimostrazione del fatto che non è vero che esistono ruoli femminili o mestieri che possono svolgere solo gli uomini. Come ho detto prima: la pallacanestro è uno stile di vita, è uno stato mentale; il giocatore conosce quello che vuole raggiungere e come lo vuole raggiungere, vuole esprimersi al meglio delle sue capacità e possibilità ed è per questo che in questo gioco serve passione e dedizione indipendentemente dal genere.



Il basket del domani

Gianna Bryant ( scomparsa anche lei nell’incidente del 26 gennaio scorso) aveva ereditato dal padre la passione e la forza di spirito per fare carriera nel mondo della WNBA, purtroppo non ne avrà la possibilità. Capitava di vedere Kobe e Gianna a bordo campo negli intervalli durante una partita mentre le spiegava i passaggi avvenuti. Kobe ha sempre sostenuto questa sua passione e da quando era in pensione dai Lakers allenava la figlia e la sua squadra.

Come zia sono molto contenta delle scelte fatte da Paolo e orgogliosa dell’impegno che ci mette non solo nel praticare il basket, ma anche nel trasmettere (soprattutto a me) tutto quello che questo sport può insegnare. Mi auguro che questa passione continui ad ispirare ragazzini in tutto il mondo per avvicinarli a questo sport: faticoso ma allo stesso tempo generoso.


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