mercoledì 18 settembre 2019

Io e Woody



Dato che in un altro post ho parlato del mio grande amore letterario Papa ed io (come ho incontrato e amato Ernest Hemingway) mi sembrava giusto scrivere del mio grande amore cinematografico: il regista, sceneggiatore e attore Woody Allen. Il mio sogno ricorrente è quello di essere la protagonista di un suo film; le figure femminili in molte pellicole del regista sono il perno su cui si basano le sue storie.

Trasformare un “difetto” in un punto di forza

L’arma che più di tutte ha reso uno dei più grandi registi contemporanei Woody Allen è l’indiscutibile e sottilissima ironia; surreale e originale è in grado di trasformare un difetto, una mania o una fissazione in un punto di forza; anche una situazione drammatica ci dà la possibilità di sorridere. La capacità di ridere di una situazione imbarazzante o per una battuta divertente è la cosa più bella che possa esistere e avere la possibilità di farlo è un lusso di cui solo l’essere umano può vantarsi.

Inquadrare un mito in pochi minuti

Mi ricordo benissimo il primo film di Woody che ho visto: Provaci ancora Sam, ma il mio preferito è indubbiamente Io e Annie. Annie Hall è il titolo originale ed è una storia d’amore, ma una storia d’amore come solo Woody sa raccontare con protagonisti singolari e stravaganti. Il mio pezzo preferito è il monologo iniziale in cui il protagonista (interpretato da Allen stesso) riassume in pochi minuti tutti i suoi “segni distintivi”: un fiume di parole che con l’immancabile ironia ci trasporta a New York attraversando “l’inevitabile pessimismo”, l’ansia, l’ipocondria, la comicità, la psicanalisi…le donne e l’amore.

Divertirsi oggi come allora

Un altro punto di forza del cinema di Woody Allen è che non passa mai di moda, è sempre divertente e ogni volta che riguardo un suo film rido come fosse la prima volta. Come ogni regista alcune opere cinematografiche gli sono riuscite meglio di altre, ma non ha mai perso il suo tocco fresco e originale. Anche negli ultimi anni in cui si è concentrato più sulla regia e la sceneggiatura piuttosto che sul suo ruolo di attore non ha deluso le aspettative del pubblico, della critica, ma soprattutto quelle di una delle sue più grandi ammiratrici: io.

Il regalo più atteso


Negli ultimi anni le nuove pellicole di Woody escono verso la seconda metà di novembre e dato che il mio compleanno è il 16 novembre mi viene regalato il “Cineallen”: mi vengono regalati i biglietti per l’ultimo film di Allen e così anche quest’anno aspetto di scoprire chi mi regalerà i biglietti per Un giorno di pioggia a New York, ma soprattutto non vedo l’ora di andare al cinema a vederlo.












domenica 15 settembre 2019

io prima di te


Io prima di te: il libro

Io prima di te è un romanzo della scrittrice inglese Pauline Sara Jo “Jojo” Moyes del 2012. Come per il buio oltre la siepe, del quale ho già scritto, da questo libro è stato tratto un film. Ma questo romanzo lo ricorderò per un altro motivo, ogni volta che ne parlo, ne sento parlare affiora alla mente una precisa serata…Prima però di svelarvi tutto, vediamo di che libro si tratta.

Io prima di te è una storia d’amore tra una ragazza inglese Louisa di 26 anni e il suo datore di lavoro un ragazzo tetraplegico Will di 31 anni.
Lou è una inguaribile ottimista: nonostante i sacrifici che è costretta a fare per aiutare la sua famiglia in cattive condizioni economiche, riesce sempre a trovare il buono in qualsiasi situazione. Will è un ricco e ben istruito giovane snob costretto ad abbandonare il suo bel lavoro nella City e la sua fortunata vita a causa di un grave incidente.

Questo libro affronta diversi temi: il coraggio, la morte, la speranza e l’amore; mette in evidenza che quando una persona, per quanto diversa da te possa essere, ti è vicina e ti vuole bene sarà in grado di insegnarti qualcosa e a volte anche di renderti migliore.
A parer mio quello della Moyes è un libro scritto molto bene, ricco di forti emozioni e per niente ordinario.

Un libro per due

Una sera di fine estate, ero uscita con Esse, una mia carissima amica. Al termine della serata ci siamo riconsegnate dei libri che ci eravamo prestate. Non ricordo esattamente come siamo entrate in argomento, ma ad un certo punto le dico: “Sai sto leggendo un libro che ti piacerebbe. E’ una storia d’amore però non è una semplice storia d’amore.” e lei: ”Anch’io sto leggendo una storia d’amore molto intensa e ti ho pensata.”
Io continuo: “Nel mio libro i protagonisti non sono degli eroi: ad esempio lui è paralizzato su una sedia a rotelle”
“No aspetta!” dice lei guardandomi sorpresa :”Anche il mio lui è inglese e paralizzato!”
“Ma stai leggendo Io prima di te?!”
“Si! Anche tu?”
“Si!”
“Ma pensa te! I casi della vita!”

Acqua calda e acqua fredda

Sapevamo bene che quello che ci stupiva così tanto non era il fatto che stessimo leggendo lo stesso libro; Io prima di te ha venduto milioni di copie, ho trovato decine e decine di amici che hanno letto il libro o visto il film. Però il fatto che entrambe fossimo così prese da quel libro  e che lo stessimo leggendo in contemporanea senza saperlo ci aveva colto di sorpresa. Io e Esse non ci assomigliamo per niente in fatto di libri: io per lei sono troppo “ricercata” e lei per me è troppo ”sdolcinata”; Esse è una persona “biemozionale”, come la definisco io, o ride o piange; è una persona semplice, ma mai banale! Sa rendere una giornata apparentemente difficile in una giornata semplice, che può sempre riservarci una bella sorpresa. Credo sia per questo che la nostra amicizia funziona, non direi che siamo opposte come il giorno e la notte, ma che siamo diverse come l’acqua calda e l’acqua fredda.

Io prima di te: il film

Nel 2016, quando in sala è uscito il film tratto dal libro, ci siamo precipitate al cinema per vederlo accompagnate da un’amica che avevamo convinto a leggere il libro.
Uscite dalla sala ovviamente lei era in lacrime mentre io non piangevo e mi ha chiesto: ”Ma come fai a non piangere?”
“Si è triste ma infondo sapevo già come sarebbe andato a finire!”
“Sei senza cuore o se ce l’hai…è di pietra!”
“Ma no io credo che la scelta di Will sia coraggiosa!”
“No lui è solo un codardo!”
…e la discussione dura tutt’ora! Credo sia questo il bello della vita e credo che questo aneddoto sia il motivo per cui mi sono così affezionata a questo libro.




lunedì 9 settembre 2019

L'avventura degli yak sulle Alpi


I MMM (Messner Mountain Museum)

Dopo una vita passata a scalare le cime più alte del mondo, l’alpinista altoatesino  Reinhold Messner per amore delle sue montagne ha fondato un circuito di musei. Nelle sei sedi del Messner Mountain Museum si raccontano le grandi ascensioni, si parla di temi scientifici, del mito e della sacralità della montagna, del mondo dei ghiacci e della roccia, ma anche della vita e delle tradizioni dei popoli di montagna.

Chi è Reinhold Messner e come ho imparato a conoscerlo

L’alpinista altoatesino viene ricordato per le sue grandi imprese: è stato l’unico ad aver scalato tutte le quattordici cime al mondo superiori agli 8.000 metri sul livello del mare senza l’ausilio dell’ossigeno. I suoi libri mi hanno sempre affascinata molto: ricchi di foto mozzafiato e letti anche da chi non frequenta la montagna, lo hanno reso uno tra i più amati e stimati scalatori della storia. Seguo spesso anche le sue interviste; mi ricordo però, che ad attrarre la mia attenzione verso Messner non è stata una sua impresa, ma uno spot televisivo, quello degli anni novanta per Levissima: acqua che da allora si beve in casa mia.

L’avventura degli yak sulle Alpi

Da trent’anni a questa parte l’alpinista ha deciso di cimentarsi anche nel ruolo di allevatore e pastore: ha fondato il suo primo allevamento di yak a Solda per il Messner Mountain Museum Ortles, vicino a casa sua e non si è fermato qui, ne ha costituito un secondo nel Cadore.
Gli yak di Messner rappresentano un'attrazione in più per i visitatori del Messner Mountain Museum Dolomites, anche detto “museo nelle nuvole” allestito in un ex avamposto della Grande Guerra nei pressi di Cortina d’Ampezzo. Possono infatti constatare la grande adattabilità del bovino a pelo lungo del Tibet. 
In primavera la mandria viene trasferita alle pendici del Monte Rite (a 2.181 metri), dove l'erba è abbondante e gustosa. Il trasferimento ad alta quota (fino a 3.000-3.500 metri) viene fatto a piedi e a tappe, proprio come avviene sugli altopiani tibetani. È uno spettacolo anche solo assistere al transito della mandria diretta in quota seguendo l'itinerario percorso un tempo dal bestiame tipico delle Alpi come vacche, manze e pecore.

La forza e la bellezza dello yak tibetano

Lo yak è simile ad un toro, ma col pelo lungo. Animale di grande resistenza alle temperature più basse, lo yak è il fondamento della vita nel Tibet. La sua presenza è l'alleata più preziosa degli abitanti di queste aspre terre. Dello yak si usa tutto: dal pelo alla pelliccia, dalla carne al latte; a Cibiana di Cadore ora si possono gustare piatti prelibati a base di carne di yak, di formaggio e burro derivati dal latte dell’animale. Gli yak sono anche i “muli” adibiti al trasporto dei materiali da un luogo all'altro. Insomma, questo bovino è il riferimento più importante nelle difficili condizioni ambientali e di vita dell’Himalaya. Un animale a cui Messner è tanto legato, da desiderare di farlo conoscere anche a chi frequenta le quote alte delle Dolomiti.
Personalmente credo che il detto “la pazienza è la virtù dei forti” sia la rappresentazione perfetta di questo bellissimo animale: solido e mansueto, percorre lunghe e difficili traversate con grande pazienza e volontà.

La stella alpina e l’orogenesi della catena Alpino-Himalayana  

Un fiore che amo particolarmente è la stella alpina; fiore simbolo delle Alpi cresce nelle fessure tra le rocce e nei prati sassosi. Sulle Alpi questo fiore è specie protetta perché i cambiamenti climatici avvenuti, ma soprattutto la raccolta indiscriminata, ne stanno causando l’estinzione; mentre la stessa specie cresce sugli altopiani himalayani come un comune fiore di campo per il gran numero di esemplari presenti. Questa è la dimostrazione che la formazione dell’Himalaya non è completamente slegata dalla formazione delle Alpi e si parla di orogenesi della catena Alpino-Himalayana. Così la legge che vale per la stella alpina sono convinta possa valere anche per altre specie: lo yak potrebbe avere un antenato che nei tempi antichi popolava anche le Alpi. Per questo motivo non sono d’accordo con chi dice che Reinhold Messner fa una cosa contro natura ad allevare yak sulle Dolomiti.

Intento di Messner e utilizzi da parte dell’uomo (anche in Italia)

L'intento di Messner quindi, è di rendere gli yak un’attrazione turistica, ma nel contempo di utilizzare anche le loro capacità utili all’uomo e all’ambiente. Ad esempio in Veneto, ai piedi della foresta del Cansiglio è stata introdotta una mandria di 25 capi: ciò al fine di contrastare l'avanzata dei boschi, vista la capacità degli yak di mangiare i giovani alberi che pecore e vacche non gradiscono, e di pulire nel contempo il sottobosco, prevenendo la formazione di incendi.

Messner e la transumanza degli yak

MMM Dolomites, il "museo nelle nuvole" vicino a Cortina d'Ampezzo.

MMM Juval è la residenza estiva della famiglia Messner ed è dedicato alle montagne sacre.

MMM Ripa ha sede nel castello di Brunico racconta la vita e la cultura dei popoli della montagna.

MMM Ortles si trova a Solda, alle pendici del Monte Ortles  ed è dedicato al tema del ghiaccio.

MMM Firmin si trova tra le antiche mura di Castel Firmiano offre al visitatore una visione d'insieme dell'universo montagna.


MMM Corones è dedicato all'alpinismo tradizionale, che è stato caratterizzato da Reinhold Messner e da altri grandi alpinisti.


giovedì 5 settembre 2019

Appuntamento al cinema



                          
         Blinded by the light - Travolto dalla musica

Sono seduta qui a recensire un film che aspettavo ormai da mesi e finalmente è arrivato anche nelle sale italiane lo scorso 29 agosto. Il film di cui sto parlando è Blinded by the light-Travolto dalla musica tratto da una storia vera. La pellicola è l’adattamento cinematografico delle memorie di Sarfraz Manzoor: Greetings from Bury Park. Sia il film che il libro sono basati sulla vita del giornalista del The Guardian Manzoor e la sua ossessione adolescenziale per Bruce Springsteen.
Secondo me, molti fans del”Boss” e anche tanti che non lo conoscono si possono rivedere nella storia di Javed; guardare questo film potrebbe essere l’occasione per conoscere la forza e il carisma che la musica di Springsteen ha il potere di trasmettere.
Io non sono capitata a contatto col “Boss” per caso come Javed, ma come lui ho provato e provo tutt’ora quella sensazione in cui mi sembra proprio che Bruce sia seduto al mio fianco su una Chevrolet e stia parlando proprio a me, dei miei problemi e come anche lui li abbia affrontati e superati con fatica, duro lavoro e tanta speranza.

Il primo incontro con Bruce

Ho ascoltato la musica di Bruce Spingsteen fin da piccola perché la mamma è una grande fan e crescendo ho sentito sempre più mie le parole del Boss.
Non ho un ricordo preciso della prima volta in cui ho ascoltato Springsteen, molto probabilmente lo sentivo in casa, ma non sapevo fosse lui. Mi ricordo bene che mi piaceva un sacco ballare sulle note di Glory days o Dancing in the dark; un pomeriggio, forse avevo otto o nove anni, ho accompagnato a scuola mia madre (insegnante alle scuole medie) e lei proiettò per i suoi studenti il film Philadelphia; quando sentii la colonna sonora me ne innamorai subito: struggente e malinconica. Alla  sera parlammo del film e la mamma mi chiese cosa avessi capito. Io chiesi di chi fosse quella bellissima canzone e lei mi rispose: ”Non lo hai riconosciuto? È Bruce! Ha vinto un Oscar per Streets of Philadelphia!” No, non lo avevo riconosciuto, non avevo neanche preso in considerazione Springsteen. Le canzoni del “Boss”le ho sempre considerate pura energia su cui ballare e un inno alla vita; con il tempo ho capito che anche Streets of Philadelphia è un inno alla vita: la vita che, senza alcun diritto, viene negata.

Il Boss visto dal vivo

Ho avuto la fortuna di partecipare a diversi live durante i tour che hanno fatto tappa anche in Italia e posso assicurare che un concerto del “Boss” è veramente un’esperienza unica: fino a quattro ore di musica e divertimento no stop. Il cantautore interagisce col pubblico cimentandosi con l’italiano (lingua dei nonni materni e che pare si parli ancora in casa Spingsteen); invita sul palco fans di tutte le età per suonare, ballare o cantare un pezzo. Arrivare a fine serata senza mal di gambe o di piedi è praticamente impossibile anche per i più giovani e ben allenati.

I motivi per cui Blinded by the light è un successo ben riuscito

Questo film, oltre ad una colonna sonora strepitosa affronta diversi temi: l’adolescenza, l’integrazione, lo scontro intergenerazionale tra padre e figlio, ma anche problemi economici e politici della fine anni 80 nel Regno Unito. Blinded by the light è una gioiosa storia di coraggio, amore, speranza, famiglia e della capacità unica della musica nell’elevare lo spirito umano. Penso che questo sia il film perfetto per chi è stato “salvato” dalla musica, per chi ha trovato (o ritrovato) se stesso in una canzone o in un album, per chi ha sognato sulle note di un pezzo, per chi crede che le sette note siano come l’aria: non si può vivere senza.
Al Kennedy Center Honor
Durante una serata dedicata a Bruce Springsteen al Kennedy Center Honor il presentatore e attore comico Jon Stewart, originario del New Jersey come il “Boss”, ha introdotto la serata storica con poche parole provocando un’ovazione in sala e un fragoroso applauso. Parafrasando, Stewart ha detto:”….io non posso descrivere l’importanza della musica di Bruce Spingsteen sul piano sociale e culturale degli Stati Uniti, ma posso dirvi cosa penso…Quello che penso è che Bob Dylan e James Brown hanno un figlio. Questo bambino è Bruce Springsteen…” A parere mio questa frase descrive perfettamente il Boss e la sua musica.