domenica 21 novembre 2021

Shakespeare and Company: l’amore per la lettura

Secondo le statistiche, se prendiamo in considerazione dieci persone: 5 scrivono, 3 leggono e 2 né leggono né scrivono. 

Partendo dal presupposto che invidio tantissimo quei 2 che sono sazi già così, nel senso che il loro mondo o la loro visione del mondo non ha bisogno di niente di più di ciò che la vita offre loro. Veramente la mia non è una critica, è un dato di fatto, invidio il loro equilibrio.

Equilibrio che io sto ancora cercando, perché io mi ritrovo in quei tre che libro dopo libro sono curiosi di scoprire un nuovo punto di vista, una storia che ancora non conosco. Sempre alla ricerca di mondi lontani e diversi, di tempi andati o futuri e di personaggi con bislacche teorie in testa. 

Lo scopo non è di spettegolare o solo quello di curiosare, ma credo sia quello di conoscere gli altri e il mondo che ci circonda e forse, ancora più urgente, è quello di conoscere me stessa.

A diciotto anni mi ritrovo a leggere Joyce in inglese con la sua gente di Dublino, il suo Ulisse, il flusso di coscienza, le virgole mancate e i punti inesistenti. 

Un vorticoso scorrere di prole per cui i casi sono due: o vai controcorrente e ti trascini fuori dal vortice oppure lo assecondi e ti lasci andare.

 

Ecco io ho scelto di lasciarmi andare…


Capitolo 3

Shakespeare and Company

 

A quei tempi non c'erano soldi per comprare libri. I libri li prendevi in prestito alla biblioteca circolante della Shakespeare and Company, che era la biblioteca e libreria di Sylvia Beach al 12 di Rue de l'Odéon. In una via fredda e spazzata dal vento, era un posto simpatico, caldo e accogliente con un grande camino in inverno, tavoli e scaffali di libri, libri nuovi in vetrina, e al muro fotografie di famosi scrittori, sia morti che viventi. Le fotografie avevano tutta l'aria di istantanee e anche gli scrittori morti avevano l'aria di essere stati vivi davvero. Sylvia aveva un viso vivace, finemente scolpito. occhi castani vivi come quelli di un animaletto e allegri come quelli di una ragazzina, e capelli castani ondulati che portava spazzolati all'indietro sulla bella fronte e tagliati sotto le orecchie e all'altezza del colletto della giacca di velluto castano che indossava. Aveva delle belle gambe ed era gentile, disponibile e interessata, e le piaceva fare scherzi e spettegolare. Non ho mai conosciuto nessuno che sia stato più gentile con me.

Ero molto timido quando sono entrato per la prima volta in libreria e non avevo con me abbastanza soldi per iscrivermi alla biblioteca circolare. Lei non mi conosceva e l’indirizzo che le avevo dato, rue Cardinal Lemoine 74, non avrebbe potuto essere più misero. Ma lei era deliziosa e affascinante e ospitale e dietro di lei, alti fino al soffitto e sconfinati nel retrobottega che dava sul cortile interno dell’edificio, vi erano scaffali e scaffali coi tesori della libreria.

Cominciai con Turgenev e presi i due volumi di Memorie di un cacciatore un vecchio libro di D.H. Lawrence. Credo fosse Figli e amanti, e Sylvia mi disse di prendere altri libri se volevo. Scelsi la traduzione di Costance Garnett di Guerra e pace, e Il giocatore e altri racconti di Dostoevskij.

“Non tornerà qui molto presto se legge tutta questa roba”disse Sylvia.

“Passerò a pagare” dissi io. “A casa ho un po’ di soldi”.

“Non volevo dire questo” disse lei. “Paghi quando le fa comodo”.

“E Joyce quando viene?” chiesi.

“SE viene, di solito è nel pomeriggio molto tardi” disse lei. “L’ha mai visto?”

“Lo abbiamo visto da Michaud che mangiava con i suoi” dissi io.Ma non è educato guardare uno mentre sta mangiando, e Michaud è caro”.

 

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