Una sera d’inverno, appena rincasato, mia madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di prendere, contro la mia abitudine, un po’ di te’. Da prima rifiutai, poi, non so perché, mutai parere. Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti chiamati Madeleine, che sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo. E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso portai macchinalmente alle labbra un cucchiaio del te’ in cui avevo lasciato inzuppare un pezzetto della Madeleine. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii attento al fenomeno che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito m’aveva reso indifferenti le vicissitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita...non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale. Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo che era connessa al gusto del te’ e della Madeleine. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura. Da dove veniva? Che senso aveva? Dove fermarla?
Nei giorni scorsi ho
finalmente visto un film che purtroppo quest’estate avevo mancato al cinema: Yesterday. Questo film racconta la
storia di un aspirante cantautore che fa molta fatica a sfondare nel mondo
della musica fino a quando, dopo essere stato vittima di un incidente stradale
causato da un black out mondiale si rende conto di essere l’unico al mondo o
quasi a ricordare le canzoni del gruppo che ha rivoluzionato il mondo intero
della musica: i Beatles; e così Jack (questo è il nome del protagonista) un po’
spaventato, ma con tanta voglia di fare musica spaccia per sue le canzoni dei
quattro “pischelli”di Liverpool.
Penny Lane è nelle mie orecchie e nei
miei occhi
Ho sempre ascoltato la musica
dei Beatles perché, come nel caso di Spingsteen, sono stata influenzata dai
miei genitori. Ricordo che Let it be è
stata una delle prime canzoni di cui ho imparato gli accordi al pianoforte, ma
non è tutto qui il mio legame coi Beatles.
Circa undici anni fa mio
padre decise di farmi un regalo per i diciotto anni appena compiuti e il
diploma in arrivo: una cagnolina tutta mia. Cresciuta tra cani da caccia e
meticci, ero innamorata di una razza in particolare, il Golden Reatriver:
eleganti, di una dolcezza infinita e così papà optò proprio di portarmi a
sceglierla in un allevamento di questa razza. Non appena presi in braccio la
prescelta mi fu subito chiaro tutto l’amore che le sarebbe stato riversato
addosso da parte mia, ma anche di tutta la mia famiglia. Ad un certo punto mi
suggeriscono di pensare ad un nome da darle per la prossima volta in cui sarei
venuta per portarla a casa con me, ma io non dovetti pensare molto: il suo nome
era Penny Lane come la canzone nostalgica, giocosa e gioiosa che stavo
ascoltando mentre arrivavo in macchina.
Penny Lane e la mia famiglia
Inutile dire che Penny ha
conquistato tutti a casa mia: dai miei genitori ai miei nonni, dai miei nipoti
a chiunque venga a casa nostra; spesso la nonna mi dice: ”Alla Penny manca solo
la parola, i suoi occhi già dicono tutto.”, mio padre invece sostiene che se
venissero dei ladri molto probabilmente lei farebbe amicizia pure con loro.
Spesso viene detto che il
cane è il migliore amico dell’uomo ed è vero: un cane non ti giudica, non ti
porta rancore mai, non ti salta addosso o ti lecca perché sei alla moda o più
simpatico di un altro; ti lecca e ti fa feste solo perché sei suo amico, giochi
con lui e gli presti attenzione e lui in cambio ti restituisce tutto l’amore
che possiede, per lui è un rapporto di totale fiducia.
Penny e Lucy
Ben presto ho convinto tutti
ad adottare una “piccola amichetta” per Penny: Lucy, una piccola meticcia nera
come il carbone che si sposa perfettamente con la bionda di casa e che
erroneamente molti credono abbia questo nome perché mia mamma si chiama Luciana
e invece c’è sempre lo zampino dei Beatles: Lucy in the sky with diamonds.
La cosa più divertente è che
diverse volte Penny ha sentito la canzone che ha ispirato il suo nome e lei mi
sembra proprio lo riconosca.
Mi verrebbe da dire che la
musica dei Beatles è universale e non potrà mai essere dimenticata.